Abbiamo avuto come ospite Giovanni Susini, che ricopre il ruolo di Coordinatore dei Soci di Banca Etica.
Il sig. Susini ci ha parlato del funzionamento e delle finalità di questa banca, che vuole presentarsi come un’alternativa alle modalità di gestione delle banche tradizionali.
Egli è un socio, ovvero un privato che acquista quote della banca; un socio non è nè un impiegato, nè un dipendente.
Banca Etica è un’impresa commerciale no-profit, senza finalità di lucro. E’ una banca a tutti gli effetti, soggetta a tutte le normative della legge italiana che disciplinano tali istituti. Vive degli stessi meccanismi di qualsiasi altra banca, ma cerca di introdurre in essi un’etica. In particolare cerca di porre l’attenzione più agli effetti che il denaro produce quando è usato, che al denaro stesso.
Come qualsiasi altro istituto bancario, anch’essa concede dei prestiti che devono ovviamente essere restituiti. Però per concederli richiede garanzie personali (ad esempio persone che garantiscano che il progetto da finanziare sia fondato e possa dare buoni frutti) ed oltre ad un’istruttoria tecnica, esegue anche un’istruttoria etica, informandosi sul comportamento di chi chiede il prestito (ad esempio valutando il rapporto tra un datore di lavoro ed i dipendenti/sindacati...).
Si rivolge particolarmente al mondo dell’associazionismo, nonchè ad iniziative per finanziare progetti in Paesi in via di sviluppo, che spesso non sono presi in considerazione dalle altre banche.
La motivazione di fondo di questa iniziativa potrebbe essere riassunta nella seguente domanda: il denaro è un valore o uno strumento?
Il sig. Susini ci ha quindi riportato un brano del recente premio Nobel per la pace, l’economista Muhammad Yunus, il quale si è accorto che il problema che inchioda alla povertà molte persone, è la mancanza di un piccolo capitale per dare l’avvio ad una qualche iniziativa lavorativa e che costringe a dover fare lavoretti saltuari per poter sopravvivere. Problema che aveva scoperto parlando con le fasce più deboli della popolazione, per lo più donne, costrette ad esempio a contrarre un debito al mattino per avere le materie prime necessarie ad impagliare sgabelli da rivendere in giornata per ripagare il debito col fornitore.
Scritto da Bianca il aprile 25 2007 21:33:31
Il sig. Susini ci ha parlato del funzionamento e delle finalità di questa banca, che vuole presentarsi come un’alternativa alle modalità di gestione delle banche tradizionali.
Egli è un socio, ovvero un privato che acquista quote della banca; un socio non è nè un impiegato, nè un dipendente.
Banca Etica è un’impresa commerciale no-profit, senza finalità di lucro. E’ una banca a tutti gli effetti, soggetta a tutte le normative della legge italiana che disciplinano tali istituti. Vive degli stessi meccanismi di qualsiasi altra banca, ma cerca di introdurre in essi un’etica. In particolare cerca di porre l’attenzione più agli effetti che il denaro produce quando è usato, che al denaro stesso.
Come qualsiasi altro istituto bancario, anch’essa concede dei prestiti che devono ovviamente essere restituiti. Però per concederli richiede garanzie personali (ad esempio persone che garantiscano che il progetto da finanziare sia fondato e possa dare buoni frutti) ed oltre ad un’istruttoria tecnica, esegue anche un’istruttoria etica, informandosi sul comportamento di chi chiede il prestito (ad esempio valutando il rapporto tra un datore di lavoro ed i dipendenti/sindacati...).
Si rivolge particolarmente al mondo dell’associazionismo, nonchè ad iniziative per finanziare progetti in Paesi in via di sviluppo, che spesso non sono presi in considerazione dalle altre banche.
La motivazione di fondo di questa iniziativa potrebbe essere riassunta nella seguente domanda: il denaro è un valore o uno strumento?
Il sig. Susini ci ha quindi riportato un brano del recente premio Nobel per la pace, l’economista Muhammad Yunus, il quale si è accorto che il problema che inchioda alla povertà molte persone, è la mancanza di un piccolo capitale per dare l’avvio ad una qualche iniziativa lavorativa e che costringe a dover fare lavoretti saltuari per poter sopravvivere. Problema che aveva scoperto parlando con le fasce più deboli della popolazione, per lo più donne, costrette ad esempio a contrarre un debito al mattino per avere le materie prime necessarie ad impagliare sgabelli da rivendere in giornata per ripagare il debito col fornitore.
Scritto da Bianca il aprile 25 2007 21:33:31