Enzo Bianchi - Discordo tratto da un’intervista condotta da Fabio Fazio su “Che tempo che fa”
Delle tre religioni del Libro (Ebraismo, Cristianesimo e Islam), quella cristiana è l’unica che ha come atto fondate la NATIVITA’ e la donazione di un bambino. È proprio del Cristianesimo, infatti, considerare soprattutto il fatto che DIO SI E’ FATTO UOMO. Egli non è più separato e distinto, ma si è incarnato nella forma di un bambino! Si è fatto uomo nell’utero di una donna, è nato come nasciamo noi, è cresciuto con una crescita umana, psichica e spirituale come noi, è diventato maturo, ha vissuto e poi è morto addirittura condannato in croce. L’incarnazione va presa sul serio: Dio si è fatto uomo e per noi Cristiani egli è raccontato dall’umanità e dalla vita vissuta di Gesù di Nazareth. Questo rende unico il Cristianesimo e lo separa in maniera molto forte dall’ebraismo, di cui pure è un inserimento sul suo ceppo.
Per la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, a partire dall’inizio, si afferma la verginità di Maria, nel senso che Gesù è nato da lei in virtù dello Spirito Santo, che ha fecondato l’utero di Maria senza concorso d’uomo. Tutto questo è però volto a spiegare una verità ancora più grande. Innanzi tutto che un uomo così come Gesù soltanto Dio ce lo poteva dare; poi quest’uomo era Dio fatto carne, Dio diventato uomo, e allora certamente la Chiesa è ricorsa a questa nascita straordinaria, a questo miracolo. Va però riconosciuto che oggi molti cristiani, addirittura delle chiese come quella della riforma, affermano che se anche fosse nato con il concorso di Giuseppe, poteva essere lo stesso Dio e Signore, essere quell’uomo che Dio ci ha donato. Dio, infatti, nella sua onnipotenza poteva anche servirsi di quelle nozze tra Maria e Giuseppe Per noi cattolici, tuttavia, è importante questo: il “sì” dell’umanità detto in questa giovane ragazza a Dio e Dio che l’ha colmata pienamente, in modo che quello fosse davvero suo figlio.
Natale si incomincia a festeggiare a partire dal 330, mentre solo nel VI secolo diventa una festività ufficiale. Noi non abbiamo documenti storici sulla nascita di Gesù; possiamo tuttavia presumere che sia nato attorno al 7 a.C., perché secondo la testimonianza dei Vangeli egli sarebbe nato sotto Erode il Grande, morto nel 5 a.C. Nello stesso tempo, però, i documenti non ci dicono, anche quelli cristiani, il giorno in cui è nato. Nei primi due secoli, infatti, la Chiesa era soprattutto interessata a capire COME questo bambino era Dio e come questo fosse stato reso visibile con la Resurrezione, ponendo dunque particolare attenzione soprattutto alla festa Pasquale. Poi, come di ogni uomo si ricorda sia la morte che la nascita, i Vangeli -risalenti tutti al I secolo-, soprattutto quelli di Luca e Matteo, parlavano della nascita di questo Gesù a Betlemme, nato da Maria sposa di Giuseppe.
Per festeggiare questo straordinario evento, la Chiesa scelse perciò una data significativa. Infatti, il nostro Natale nasce a Roma, tanto è vero che è stato scoperto di recente un mosaico antichissimo, risalente al IV secolo d.C., in cui c’è un Gesù sul carro del SOLE trionfante. Venne dunque scelta la data in cui gli antichi Romani festeggiavano la luce: il primo giorno dell’anno dei calcoli di allora in cui il giorno cominciava a dominare sulla notte. Gesù rappresenta quindi il sole che comincia a rialzarsi, il sole invictus (non vinto), il vero sole venuto al mondo che sconfigge le tenebre. La festa del Sole pagana si è così trasformata nella festa del Natale di Gesù.
La GIOIA, provata nella ricorrenza di queste feste e non solo, è una cosa seria. Noi oggi la pensiamo troppo come se fosse semplicemente l’esito di quello che noi sentiamo, un sentimento libero. Ma la gioia è anche un IMPEGNO, deve essere esercitata; per questo motivo nella tradizione spirituale essa rappresenta un comando vero e proprio a cui obbedire. La gioia è poi certamente qualcosa che è sempre condiviso; non esiste una gioia individualista. Allora è normale che per “far gioia” ci siano le luminarie natalizie, lo scambio dei doni; tutto questo non va demonizzato. Io credo che vada preso semplicemente sul serio, come un’occasione di cercare di amati ed essere amati. Tutto questo appartiene all’umanità, e credo che se la gioia è esercitata da persone intelligenti sia sempre qualcosa che dona sapore alla vita.
In conclusione, il Natale è, a mio parere, una festa fragile, soprattutto quando mi chiedo quanti effettivamente vi partecipano. Penso a quelli tra noi che sono esclusi da questa festa per una malattia o a causa della loro povertà, oppure alle persone che sovente presentano delle debolezze e fragilità psichiche; esse troveranno in questa festa il momento per manifestare la loro diversità, la loro contrarietà, rischiando indubbiamente di privare il Natale di quella gioia piena che noi vorremmo. E poi è fragile soprattutto per noi cristiani, se nel Natale non riusciamo a vedere davvero un evento che ci ha dato Speranza, che ci dice che Dio vuole la nostra umanizzazione.
Scritto da Giulia il agosto 23 2011 10:09:57
Delle tre religioni del Libro (Ebraismo, Cristianesimo e Islam), quella cristiana è l’unica che ha come atto fondate la NATIVITA’ e la donazione di un bambino. È proprio del Cristianesimo, infatti, considerare soprattutto il fatto che DIO SI E’ FATTO UOMO. Egli non è più separato e distinto, ma si è incarnato nella forma di un bambino! Si è fatto uomo nell’utero di una donna, è nato come nasciamo noi, è cresciuto con una crescita umana, psichica e spirituale come noi, è diventato maturo, ha vissuto e poi è morto addirittura condannato in croce. L’incarnazione va presa sul serio: Dio si è fatto uomo e per noi Cristiani egli è raccontato dall’umanità e dalla vita vissuta di Gesù di Nazareth. Questo rende unico il Cristianesimo e lo separa in maniera molto forte dall’ebraismo, di cui pure è un inserimento sul suo ceppo.
Per la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, a partire dall’inizio, si afferma la verginità di Maria, nel senso che Gesù è nato da lei in virtù dello Spirito Santo, che ha fecondato l’utero di Maria senza concorso d’uomo. Tutto questo è però volto a spiegare una verità ancora più grande. Innanzi tutto che un uomo così come Gesù soltanto Dio ce lo poteva dare; poi quest’uomo era Dio fatto carne, Dio diventato uomo, e allora certamente la Chiesa è ricorsa a questa nascita straordinaria, a questo miracolo. Va però riconosciuto che oggi molti cristiani, addirittura delle chiese come quella della riforma, affermano che se anche fosse nato con il concorso di Giuseppe, poteva essere lo stesso Dio e Signore, essere quell’uomo che Dio ci ha donato. Dio, infatti, nella sua onnipotenza poteva anche servirsi di quelle nozze tra Maria e Giuseppe Per noi cattolici, tuttavia, è importante questo: il “sì” dell’umanità detto in questa giovane ragazza a Dio e Dio che l’ha colmata pienamente, in modo che quello fosse davvero suo figlio.
Natale si incomincia a festeggiare a partire dal 330, mentre solo nel VI secolo diventa una festività ufficiale. Noi non abbiamo documenti storici sulla nascita di Gesù; possiamo tuttavia presumere che sia nato attorno al 7 a.C., perché secondo la testimonianza dei Vangeli egli sarebbe nato sotto Erode il Grande, morto nel 5 a.C. Nello stesso tempo, però, i documenti non ci dicono, anche quelli cristiani, il giorno in cui è nato. Nei primi due secoli, infatti, la Chiesa era soprattutto interessata a capire COME questo bambino era Dio e come questo fosse stato reso visibile con la Resurrezione, ponendo dunque particolare attenzione soprattutto alla festa Pasquale. Poi, come di ogni uomo si ricorda sia la morte che la nascita, i Vangeli -risalenti tutti al I secolo-, soprattutto quelli di Luca e Matteo, parlavano della nascita di questo Gesù a Betlemme, nato da Maria sposa di Giuseppe.
Per festeggiare questo straordinario evento, la Chiesa scelse perciò una data significativa. Infatti, il nostro Natale nasce a Roma, tanto è vero che è stato scoperto di recente un mosaico antichissimo, risalente al IV secolo d.C., in cui c’è un Gesù sul carro del SOLE trionfante. Venne dunque scelta la data in cui gli antichi Romani festeggiavano la luce: il primo giorno dell’anno dei calcoli di allora in cui il giorno cominciava a dominare sulla notte. Gesù rappresenta quindi il sole che comincia a rialzarsi, il sole invictus (non vinto), il vero sole venuto al mondo che sconfigge le tenebre. La festa del Sole pagana si è così trasformata nella festa del Natale di Gesù.
La GIOIA, provata nella ricorrenza di queste feste e non solo, è una cosa seria. Noi oggi la pensiamo troppo come se fosse semplicemente l’esito di quello che noi sentiamo, un sentimento libero. Ma la gioia è anche un IMPEGNO, deve essere esercitata; per questo motivo nella tradizione spirituale essa rappresenta un comando vero e proprio a cui obbedire. La gioia è poi certamente qualcosa che è sempre condiviso; non esiste una gioia individualista. Allora è normale che per “far gioia” ci siano le luminarie natalizie, lo scambio dei doni; tutto questo non va demonizzato. Io credo che vada preso semplicemente sul serio, come un’occasione di cercare di amati ed essere amati. Tutto questo appartiene all’umanità, e credo che se la gioia è esercitata da persone intelligenti sia sempre qualcosa che dona sapore alla vita.
In conclusione, il Natale è, a mio parere, una festa fragile, soprattutto quando mi chiedo quanti effettivamente vi partecipano. Penso a quelli tra noi che sono esclusi da questa festa per una malattia o a causa della loro povertà, oppure alle persone che sovente presentano delle debolezze e fragilità psichiche; esse troveranno in questa festa il momento per manifestare la loro diversità, la loro contrarietà, rischiando indubbiamente di privare il Natale di quella gioia piena che noi vorremmo. E poi è fragile soprattutto per noi cristiani, se nel Natale non riusciamo a vedere davvero un evento che ci ha dato Speranza, che ci dice che Dio vuole la nostra umanizzazione.
Scritto da Giulia il agosto 23 2011 10:09:57