Ospite padre Adriano Sella
La commissione “Nuovi stili di vita” della Pastorale Sociale e del Lavoro è nata nel 2006 e a tutt’oggi può contare su una rete di 41 diocesi.
Si è molto preoccupati del CLAMORE DI MADRE TERRA; questo però viene dopo il clamore dei poveri, degli ultimi, a favore dei quali -bisogna ricordarlo- la Chiesa di questi ultimi decenni si è spesa moltissimo.
Per far fronte a tali problemi, questa commissione propone da anni uno stile basato essenzialmente su tre punti:
1-Vedere
2-Giudicare
3-Agire
Vengono di seguito esplicati i tre punti sopra citati.
1- VEDERE
Anche se oggi solo il male sembra far notizia e far vendere i giornali, tuttavia c’è anche tanto bene intorno a noi, un bene che cresce soprattutto grazie alle persone che ogni anno si impegnano nella realizzazione di numerosi progetti.
Ai nostri occhi, però, si presentano anche gravi problemi.
a-un “consumo che consuma”. I sociologi esperti parlano a questo proposito di “iperconsumismo”, in cui l’essere umano diventa succube delle stesse cose che compra, recando dunque una profonda alterazione in quello che è il sano rapporto con i beni materiali.
b-La “povertà relazionale”, fenomeno sempre più frequente nei paesi del primo mondo, i più avanzati economicamente; nel sud del mondo, invece, dove c’è ancora una povertà economica molto forte, viene dedicata molta attenzione alla cura della dimensione relazionale.
c-Il “clamore della natura”. A Pechino, alcuni mesi prima delle Olimpiadi del 2008, il Governo è stato costretto a far chiudere molte fabbriche per permettere almeno una parziale riduzione dell’inquinamento atmosferico; d’altra parte, in Giappone c’è già chi è disposto ad acquistare delle bottigliette di aria pura prelevata direttamente nelle zone montane! Ciò denota chiaramente la presenza di un inquinamento eccessivo, causato molto spesso da cose futili (es. dalle tavolette del water riscaldate made in Japan).
d- La “mondialità”: presenza ancora oggi molto forte di guerre, discriminazioni, esclusioni, etc.
2- GIUDICARE
“Dare uno sguardo alla realtà alla luce della nostra fede”.
Nella Bibbia si possono scoprire molti inviti alla conversione del nostro stile di vita (cfr. Genesi “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”). Di fronte alla crisi contemporanea i cristiani dovrebbero essere capaci di percorrere strade nuove, acquisire uno STILE NUOVO. Si pensi soltanto alla vita di Gesù, che incontrando gli ultimi e gli esclusi costituiva un vero e proprio scandalo per quell’epoca altamente conservatrice. L’esigenza di cambiare deve quindi partire prima di tutto dalla nostra fede ( a questo proposito, cfr. Caritas in veritate, Benedetto XVI e Centesimus Annus, Giovanni Paolo II).
3- AGIRE
“Nuovi stili di vita”… Che cos’è?
Si parla di “nuovi stili di vita” con riferimento a cambiamenti da riportare nelle pratiche quotidiane della nostra vita. Ogni giorno, infatti, ciascuno di noi è chiamato a compiere delle scelte nel suo rapportarsi con l’acqua, le cose, il consumo, le persone, etc. È in questa dimensione che è necessario apportare il cambiamento, contrapponendo alla staticità delle alte sfere della società -troppo impegnate a difendere i propri interessi economici- il movimento di ricerca e innovazione della “media e bassa società”.
Un primo e utile suggerimento è quello di porre maggior attenzione, per le nostre spese, all’ambito del commercio equo e solidale, inventato nel Regno Unito e approdato in Italia a metà degli anni Ottanta. Merita di essere ricordata a questo proposito la legge emanata in Veneto a favore del mercato equo e solidale nel gennaio 2010.
Per realizzare i “Nuovi stili di vita” si dovrebbe iniziare a concentrare l’attenzione su tre binari.
a-Il TEMPO. Deve essere visto come un bene prezioso, tuttavia, mentre nel sud del mondo è ancora molto presente questo concetto, noi occidentali economicamente più sviluppati lo abbiamo invece sostituito con l’ “ora”; abbiamo sottoposto il tempo ai criteri di produttività e utilità tipici dl mercato, rischiando così di non esserne più i protagonisti attivi (come in apparenza potrebbe sembrare), ma vittime.
b-La SOBRIETA’. È necessario a questo punto riscoprire l’essenziale, ciò che conta davvero rispetto al superfluo. La sobrietà è l’arte dello scultore, l’arte della bellezza: si toglie per dare forma. Essere sobri non vuol dire, come spesso si pensa, sinonimo di rinuncia e privazione; è liberarsi di tutto quello che è inutile, per dare bellezza alla propria vita, diventando i veri protagonisti del nostro tempo sottraendolo alle cose inutili.
c-Lo SPAZIO. Bisogna curare lo spazio in cui si vive, nel rispetto di tutti coloro che lo condividono con noi (oggi in Italia sono presenti 835 mila condomini e oltre 2 milioni di cause condominiali!). A questo proposito, da qualche anno viene proposta ai cittadini l’iniziativa “condomini solidali”: nuclei di persone che decidono di vivere nello stesso palazzo nel rispetto e nella condivisione di regole volte alla tutela del bene comune e ad una pacifica convivenza.
Il simbolo che i coordinatori di “Nuovi stili di vita” hanno scelto è una mano con le dita colorate l’una diversa dall’altra. Si è cercato così di rappresentare le quattro dimensioni fondamentali della vita: il rapporto con le cose (economia), con lo persone (relazioni), con la natura (ambiente) e la mondialità.
a-Le COSE. Benedetto XVI afferma “Ci vuole un cambiamento di mentalità per adottare nuovi stili di vita”, bisogna cambiare la cultura del superfluo e della mercificazione di tutto, in cui il primo obiettivo non è più l’uomo, ma il prodotto. È necessario operare delle scelte consapevoli, a cominciare dai criteri con cui spesso si acquistano i vari prodotti: capire la filiera e la storia che ogni prodotto riassume può rappresentare già un primo passo sulla via del cambiamento e del consumo critico. Non bisogna inoltre dimenticare che il consumatore, benché sia l’ultimo anello della catena del mercato, tuttavia possiede un enorme potere: grazie alla scelta di alcuni prodotti e i rifiuto di altri, può infatti condizionare sensibilmente l’offerta e la produzione del mercato, portando a volte anche a radicali cambiamenti a livelli degli stessi meccanismi di produzione.
b-Le PERSONE. È qui che si gioca davvero la nostra felicità! È necessario dunque recuperare le relazioni umane e la loro logica contro quella prettamente utilitaristica del mercato, nonché ricordare che normalmente la felicità umana accompagna quella economica fino al tetto della vita dignitosa; poi, quando oltre all’essenziale diventa sempre più marcata la presenza del superfluo, la curva della felicità tende drasticamente al ribasso. Più si ha, più si vorrebbe avere, facendo insorgere da questo continuo desiderio di possesso una tragica dimensione di infelicità.
“Noi ci realizziamo soltanto se passiamo attraverso l’altro”; per questo è necessario salvaguardare anche un gesto semplice, ma sempre più obsoleto, come quello del saluto o dell’abbraccio, e vivere a pieno quei momenti di condivisione e con-presenza di molte persone care, spegnendo per un attimo tutti quegli strumenti elettronici con cui illusoriamente si pensa di poter davvero rendere ricca e piena di senso la nostra vita.
c-La NATURA. Soprattutto per i cristiani diventa importante far memoria della custodia del Creato che Dio ha richiesto all’uomo alla fine della creazione (cfr. Genesi “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”). Alcune delle proposte per un nuovo stile di vita potrebbero essere le seguenti:
-lavorare sui rifiuti, promuovendo il riciclaggio mediante la raccolta differenziata
-favorire la diffusione del concetto di “risparmi energetico” e la ricerca dell’utilizzo di energie rinnovabili
-promuovere la mobilità sostenibile (in alcune città, ad esempio, si organizzano gruppi di adulti per accompagnare i propri figli a scuola a piedi, motivo per cui quest’iniziativa ha assunto il nome noto di “Pedibus”)
d-La MONDIALITA’. Ai miei occhi, nella sua unicità e diversità, l’altro rappresenta una vera e propria ricchezza. Sarebbe dunque auspicabile coltivare in se stessi un sentimento di “solidarietà intelligente”, rendendosi capaci di interagire con realtà diverse dalle proprie promuovendo lo sviluppo e la crescita umana.
Scritto da Giulia il ottobre
La commissione “Nuovi stili di vita” della Pastorale Sociale e del Lavoro è nata nel 2006 e a tutt’oggi può contare su una rete di 41 diocesi.
Si è molto preoccupati del CLAMORE DI MADRE TERRA; questo però viene dopo il clamore dei poveri, degli ultimi, a favore dei quali -bisogna ricordarlo- la Chiesa di questi ultimi decenni si è spesa moltissimo.
Per far fronte a tali problemi, questa commissione propone da anni uno stile basato essenzialmente su tre punti:
1-Vedere
2-Giudicare
3-Agire
Vengono di seguito esplicati i tre punti sopra citati.
1- VEDERE
Anche se oggi solo il male sembra far notizia e far vendere i giornali, tuttavia c’è anche tanto bene intorno a noi, un bene che cresce soprattutto grazie alle persone che ogni anno si impegnano nella realizzazione di numerosi progetti.
Ai nostri occhi, però, si presentano anche gravi problemi.
a-un “consumo che consuma”. I sociologi esperti parlano a questo proposito di “iperconsumismo”, in cui l’essere umano diventa succube delle stesse cose che compra, recando dunque una profonda alterazione in quello che è il sano rapporto con i beni materiali.
b-La “povertà relazionale”, fenomeno sempre più frequente nei paesi del primo mondo, i più avanzati economicamente; nel sud del mondo, invece, dove c’è ancora una povertà economica molto forte, viene dedicata molta attenzione alla cura della dimensione relazionale.
c-Il “clamore della natura”. A Pechino, alcuni mesi prima delle Olimpiadi del 2008, il Governo è stato costretto a far chiudere molte fabbriche per permettere almeno una parziale riduzione dell’inquinamento atmosferico; d’altra parte, in Giappone c’è già chi è disposto ad acquistare delle bottigliette di aria pura prelevata direttamente nelle zone montane! Ciò denota chiaramente la presenza di un inquinamento eccessivo, causato molto spesso da cose futili (es. dalle tavolette del water riscaldate made in Japan).
d- La “mondialità”: presenza ancora oggi molto forte di guerre, discriminazioni, esclusioni, etc.
2- GIUDICARE
“Dare uno sguardo alla realtà alla luce della nostra fede”.
Nella Bibbia si possono scoprire molti inviti alla conversione del nostro stile di vita (cfr. Genesi “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”). Di fronte alla crisi contemporanea i cristiani dovrebbero essere capaci di percorrere strade nuove, acquisire uno STILE NUOVO. Si pensi soltanto alla vita di Gesù, che incontrando gli ultimi e gli esclusi costituiva un vero e proprio scandalo per quell’epoca altamente conservatrice. L’esigenza di cambiare deve quindi partire prima di tutto dalla nostra fede ( a questo proposito, cfr. Caritas in veritate, Benedetto XVI e Centesimus Annus, Giovanni Paolo II).
3- AGIRE
“Nuovi stili di vita”… Che cos’è?
Si parla di “nuovi stili di vita” con riferimento a cambiamenti da riportare nelle pratiche quotidiane della nostra vita. Ogni giorno, infatti, ciascuno di noi è chiamato a compiere delle scelte nel suo rapportarsi con l’acqua, le cose, il consumo, le persone, etc. È in questa dimensione che è necessario apportare il cambiamento, contrapponendo alla staticità delle alte sfere della società -troppo impegnate a difendere i propri interessi economici- il movimento di ricerca e innovazione della “media e bassa società”.
Un primo e utile suggerimento è quello di porre maggior attenzione, per le nostre spese, all’ambito del commercio equo e solidale, inventato nel Regno Unito e approdato in Italia a metà degli anni Ottanta. Merita di essere ricordata a questo proposito la legge emanata in Veneto a favore del mercato equo e solidale nel gennaio 2010.
Per realizzare i “Nuovi stili di vita” si dovrebbe iniziare a concentrare l’attenzione su tre binari.
a-Il TEMPO. Deve essere visto come un bene prezioso, tuttavia, mentre nel sud del mondo è ancora molto presente questo concetto, noi occidentali economicamente più sviluppati lo abbiamo invece sostituito con l’ “ora”; abbiamo sottoposto il tempo ai criteri di produttività e utilità tipici dl mercato, rischiando così di non esserne più i protagonisti attivi (come in apparenza potrebbe sembrare), ma vittime.
b-La SOBRIETA’. È necessario a questo punto riscoprire l’essenziale, ciò che conta davvero rispetto al superfluo. La sobrietà è l’arte dello scultore, l’arte della bellezza: si toglie per dare forma. Essere sobri non vuol dire, come spesso si pensa, sinonimo di rinuncia e privazione; è liberarsi di tutto quello che è inutile, per dare bellezza alla propria vita, diventando i veri protagonisti del nostro tempo sottraendolo alle cose inutili.
c-Lo SPAZIO. Bisogna curare lo spazio in cui si vive, nel rispetto di tutti coloro che lo condividono con noi (oggi in Italia sono presenti 835 mila condomini e oltre 2 milioni di cause condominiali!). A questo proposito, da qualche anno viene proposta ai cittadini l’iniziativa “condomini solidali”: nuclei di persone che decidono di vivere nello stesso palazzo nel rispetto e nella condivisione di regole volte alla tutela del bene comune e ad una pacifica convivenza.
Il simbolo che i coordinatori di “Nuovi stili di vita” hanno scelto è una mano con le dita colorate l’una diversa dall’altra. Si è cercato così di rappresentare le quattro dimensioni fondamentali della vita: il rapporto con le cose (economia), con lo persone (relazioni), con la natura (ambiente) e la mondialità.
a-Le COSE. Benedetto XVI afferma “Ci vuole un cambiamento di mentalità per adottare nuovi stili di vita”, bisogna cambiare la cultura del superfluo e della mercificazione di tutto, in cui il primo obiettivo non è più l’uomo, ma il prodotto. È necessario operare delle scelte consapevoli, a cominciare dai criteri con cui spesso si acquistano i vari prodotti: capire la filiera e la storia che ogni prodotto riassume può rappresentare già un primo passo sulla via del cambiamento e del consumo critico. Non bisogna inoltre dimenticare che il consumatore, benché sia l’ultimo anello della catena del mercato, tuttavia possiede un enorme potere: grazie alla scelta di alcuni prodotti e i rifiuto di altri, può infatti condizionare sensibilmente l’offerta e la produzione del mercato, portando a volte anche a radicali cambiamenti a livelli degli stessi meccanismi di produzione.
b-Le PERSONE. È qui che si gioca davvero la nostra felicità! È necessario dunque recuperare le relazioni umane e la loro logica contro quella prettamente utilitaristica del mercato, nonché ricordare che normalmente la felicità umana accompagna quella economica fino al tetto della vita dignitosa; poi, quando oltre all’essenziale diventa sempre più marcata la presenza del superfluo, la curva della felicità tende drasticamente al ribasso. Più si ha, più si vorrebbe avere, facendo insorgere da questo continuo desiderio di possesso una tragica dimensione di infelicità.
“Noi ci realizziamo soltanto se passiamo attraverso l’altro”; per questo è necessario salvaguardare anche un gesto semplice, ma sempre più obsoleto, come quello del saluto o dell’abbraccio, e vivere a pieno quei momenti di condivisione e con-presenza di molte persone care, spegnendo per un attimo tutti quegli strumenti elettronici con cui illusoriamente si pensa di poter davvero rendere ricca e piena di senso la nostra vita.
c-La NATURA. Soprattutto per i cristiani diventa importante far memoria della custodia del Creato che Dio ha richiesto all’uomo alla fine della creazione (cfr. Genesi “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”). Alcune delle proposte per un nuovo stile di vita potrebbero essere le seguenti:
-lavorare sui rifiuti, promuovendo il riciclaggio mediante la raccolta differenziata
-favorire la diffusione del concetto di “risparmi energetico” e la ricerca dell’utilizzo di energie rinnovabili
-promuovere la mobilità sostenibile (in alcune città, ad esempio, si organizzano gruppi di adulti per accompagnare i propri figli a scuola a piedi, motivo per cui quest’iniziativa ha assunto il nome noto di “Pedibus”)
d-La MONDIALITA’. Ai miei occhi, nella sua unicità e diversità, l’altro rappresenta una vera e propria ricchezza. Sarebbe dunque auspicabile coltivare in se stessi un sentimento di “solidarietà intelligente”, rendendosi capaci di interagire con realtà diverse dalle proprie promuovendo lo sviluppo e la crescita umana.
Scritto da Giulia il ottobre