La Lussuria in relazione alla dimensione della sessualità vissuta anche nel rapporto di coppia
ascoltando la testimonianza di Giovanni e Chiara, sposi da 19 anni
La riflessione condotta da questa coppia di sposi ha preso le mosse dalla distinzione del termine “lussuria” dal concetto più completo di “sessualità”.
Il primo viene generalmente accostato all’idea di genitalità, ad una sessualità “usa e getta” troppo spesso materia di pornografia, nonché alla dimensione prettamente erotica del piacere. Anche la sessualità include il piacere; tuttavia, essa si riferisce anche ad una sfera più ampia, dove il corpo è importante ma non costituisce l’unico punto di riferimento.
Nel grande universo della sessualità il nostro corpo acquista allora una dimensione e significato del tutto nuovi: un rapporto completo con l’altro è infatti costituito da parole e gesti, in cui il linguaggio non verbale -complicità, sguardi, carezze- acquista davvero un’importanza fondamentale. Il nostro corpo è partecipe in tutto questo, ha un linguaggio immediato; esso costituisce il nostro biglietto da visita -prima c’è l’attrazione fisica, poi ci si conosce-, incapace di fingere e lanciando sempre dei segnali importanti per la relazione con l’altro.
In un rapporto maturo, che presta attenzione a questa delicata dimensione di noi stessi, la conoscenza dell’altro si amplifica con il tempo, a differenza di quanto invece accade nella lussuria, in cui il conoscere l’altra persona si riduce ad un atto momentaneo, “usa e getta”, qualcosa che si consuma molto velocemente. La sessualità matura racchiude invece in sé la dimensione dell’attesa, la pazienza. Nella vita di coppia, infatti, si possono verificare anche dei omenti di “chiusura fisica” all’altro; è proprio in tali occasioni che la sessualità matura ha la possibilità di confrontarsi e crescere, coltivando e curando in se stessa quella dimensione di attesa e accoglienza proprie di un rapporto maturo.
Nella lussuria c’è d’altra parte un’attenzione spasmodica all’io. L’altro viene usato per il proprio piacere personale, commettendo un vero e proprio atto di violenza, in cui l’ascolto e la conoscenza di ciò che l’altro sente ed è viene quasi totalmente ignorata. La sessualità vissuta invece nella sua dimensione più piena ci conduce all’ascolto e comprensione dell’altro, accettando la propria identità di uomo e di donna. Quanto più infatti riusciamo ad appropriarci di noi stessi, tanto più diventiamo capaci di porci in relazione con l’altro nel modo giusto.
La sessualità non si impone dunque come una prova di forza fisica, ma fa i conti con le proprie debolezze. Nella vita sessuale matura, infatti, ci sono dei tempi precisi, in cui si deve riconoscere il limite fisico e, soprattutto, valorizzare il rispetto reciproco.
La dimensione della lussuria si correla inoltre con l’incapacità di dominare un nostro istinto. Di contro, nella dimensione della sessualità autentica si presenta ai nostri occhi la scelta di castità; essa però non implica né celibato o verginità, e neppure astinenza o continenza, quanto piuttosto il disporci a vivere la nostra realtà sessuale in modo ordinato, riconoscendo prima di tutto la presenza di un’altra persona di fronte a noi con la quale ci rapportiamo, mettendo lei stessa al primo posto con sentimenti di rispetto e accoglienza.
Al contrario della sessualità matura, che guarisce e spesso rappresenta il culmine della riconciliazione tra i due amanti, la lussuria assume i connotati di una violenza, una ferita bruciante nell’anima; questa dimensione di tragicità è spesso accompagnata anche dall’afasia, quasi a voler mascherare con l’atto sessuale una propria incapacità di comunicare all’altro quello che noi siamo, i nostri pensieri e i nostri sentimenti. La lussuria è per questo una disposizione infeconda, senza futuro, esaurendosi nell’atto mentano.
La sessualità autentica, d’altro canto, è comunicativa e feconda: non solo apre alla vita per i figli, ma permette anche di sperimentare la sete dell’assoluto. Essa è infine legata in modo indissolubile alla dimensione della fedeltà, rendendoci ancor più consapevoli delle nostre fragilità, del bisogno di affidarsi all’altro e all’amore stesso di Dio.
Scritto da Giulia il ottobre
ascoltando la testimonianza di Giovanni e Chiara, sposi da 19 anni
La riflessione condotta da questa coppia di sposi ha preso le mosse dalla distinzione del termine “lussuria” dal concetto più completo di “sessualità”.
Il primo viene generalmente accostato all’idea di genitalità, ad una sessualità “usa e getta” troppo spesso materia di pornografia, nonché alla dimensione prettamente erotica del piacere. Anche la sessualità include il piacere; tuttavia, essa si riferisce anche ad una sfera più ampia, dove il corpo è importante ma non costituisce l’unico punto di riferimento.
Nel grande universo della sessualità il nostro corpo acquista allora una dimensione e significato del tutto nuovi: un rapporto completo con l’altro è infatti costituito da parole e gesti, in cui il linguaggio non verbale -complicità, sguardi, carezze- acquista davvero un’importanza fondamentale. Il nostro corpo è partecipe in tutto questo, ha un linguaggio immediato; esso costituisce il nostro biglietto da visita -prima c’è l’attrazione fisica, poi ci si conosce-, incapace di fingere e lanciando sempre dei segnali importanti per la relazione con l’altro.
In un rapporto maturo, che presta attenzione a questa delicata dimensione di noi stessi, la conoscenza dell’altro si amplifica con il tempo, a differenza di quanto invece accade nella lussuria, in cui il conoscere l’altra persona si riduce ad un atto momentaneo, “usa e getta”, qualcosa che si consuma molto velocemente. La sessualità matura racchiude invece in sé la dimensione dell’attesa, la pazienza. Nella vita di coppia, infatti, si possono verificare anche dei omenti di “chiusura fisica” all’altro; è proprio in tali occasioni che la sessualità matura ha la possibilità di confrontarsi e crescere, coltivando e curando in se stessa quella dimensione di attesa e accoglienza proprie di un rapporto maturo.
Nella lussuria c’è d’altra parte un’attenzione spasmodica all’io. L’altro viene usato per il proprio piacere personale, commettendo un vero e proprio atto di violenza, in cui l’ascolto e la conoscenza di ciò che l’altro sente ed è viene quasi totalmente ignorata. La sessualità vissuta invece nella sua dimensione più piena ci conduce all’ascolto e comprensione dell’altro, accettando la propria identità di uomo e di donna. Quanto più infatti riusciamo ad appropriarci di noi stessi, tanto più diventiamo capaci di porci in relazione con l’altro nel modo giusto.
La sessualità non si impone dunque come una prova di forza fisica, ma fa i conti con le proprie debolezze. Nella vita sessuale matura, infatti, ci sono dei tempi precisi, in cui si deve riconoscere il limite fisico e, soprattutto, valorizzare il rispetto reciproco.
La dimensione della lussuria si correla inoltre con l’incapacità di dominare un nostro istinto. Di contro, nella dimensione della sessualità autentica si presenta ai nostri occhi la scelta di castità; essa però non implica né celibato o verginità, e neppure astinenza o continenza, quanto piuttosto il disporci a vivere la nostra realtà sessuale in modo ordinato, riconoscendo prima di tutto la presenza di un’altra persona di fronte a noi con la quale ci rapportiamo, mettendo lei stessa al primo posto con sentimenti di rispetto e accoglienza.
Al contrario della sessualità matura, che guarisce e spesso rappresenta il culmine della riconciliazione tra i due amanti, la lussuria assume i connotati di una violenza, una ferita bruciante nell’anima; questa dimensione di tragicità è spesso accompagnata anche dall’afasia, quasi a voler mascherare con l’atto sessuale una propria incapacità di comunicare all’altro quello che noi siamo, i nostri pensieri e i nostri sentimenti. La lussuria è per questo una disposizione infeconda, senza futuro, esaurendosi nell’atto mentano.
La sessualità autentica, d’altro canto, è comunicativa e feconda: non solo apre alla vita per i figli, ma permette anche di sperimentare la sete dell’assoluto. Essa è infine legata in modo indissolubile alla dimensione della fedeltà, rendendoci ancor più consapevoli delle nostre fragilità, del bisogno di affidarsi all’altro e all’amore stesso di Dio.
Scritto da Giulia il ottobre