L’incontro è stato tenuto dal francescano frate Giorgio.
Inizialmente siamo stati posti di fronte ad una provocazione: nel mondo d’oggi si assiste ad una caduta di molti tabù ed alla ricerca di una sempre maggiore libertà in ambito affettivo. Ma a questo corrisponde una maggiore libertà?
Quindi la riflessione si è sviluppata a partire dalla lettera ai Tessalonicesi di S. Paolo, dove si fa riferimento alla tripartizione spirito, anima e corpo. Anche nel campo dell’affettività si possono vedere questi tre differenti livelli.
Al corpo corrisponde il livello somatico e più immediato (tanto per intenderci, quella che viene chiamata “cotta”). La persona che ci colpisce sembra perfetta e preannuncia la fine della solitudine, che rimane sempre un problema esistenziale dell’uomo. Questa forma di innamoramento in cui prevalgono le sensazioni è quello che viene anche cantato in poesie e musica; ma non è ancora l’amore vero: percepiamo quello che ci manca e vediamo nell’altro quello che cerchiamo, ma senza essere oggettivi; è una fase egoista in cui si vede nell’altro un riempimento di un proprio bisogno.
Non è un approccio sbagliato e non se ne può nemmeno fare a meno; ma questa fase non basta e necessita di un’ulteriore maturazione.
Il secondo livello è quello dell’anima, ovvero la psiche, il carattere. Qui si valuta la propria relazione con maggiore obiettività: si comincia a scoprire il carattere dell’altra persona, i suoi difetti; si scopre il piacere di parlare insieme, di conoscersi maggiormente. Però questo rapporto non è esclusivo, nel senso che la persona in questione non è l’unica con cui si sta bene insieme; e non è neanche detto che sia sul serio una fase duratura: si cambia, il proprio carattere evolve e la sintonia avvertita può svanire.
Per questo l’amore necessita ancora di un passo: il raggiungimento del livello spirituale.
Lo spirito è il luogo dell’interiorità, è dove Dio abita. Questo è il livello più oggettivo, dove si decide se donare o meno la propria vita e per chi/cosa. E’ il livello in cui le scelte sono veramente consapevoli, in cui è possibile parlare di fedeltà per sempre, non basandosi erroneamente solo sulle proprie forze.
In termini pratici è possibile individuare alcuni segnali per capire se una relazione è sana:
a livello interiore si prova pace nonostante le paure (spirito)
c’è una buona comunicazione e condivisione (psicologico). Non rispettare la castità a questo punto sarebbe privarsi di una possibilità di comunicazione e di dono: solo con la promessa del matrimonio si sceglie infatti di donarsi veramente ad una persona.
sembra che tutto funzioni bene (corpo)
Ovviamente per capire se si è sulla strada giusta bisogna vivere la relazione, altrimenti si ferma tutto a considerazioni teoriche ed astratte.
Sono rimasti comunque aperti degli interrogativi, in particolare sul come reagire nel caso in cui solo una persona all’interno della coppia crede fermamente nel fatto che essa va avanti per l’amore più grande di Dio e sulla castità prima del matrimonio.
Scritto da nicolo il aprile 16 2008 16:23:13