In questo incontro ci siamo divisi in gruppi per analizzare i principi della Dottrina Sociale della Chiesa ed eventualmente confrontarli con la Costituzione.
II. Principio del Bene Comune
Per “Bene Comune” si intende una condizione della vita sociale che permette di raggiungere la perfezione; riguarda il benessere sia morale che materiale. Il “Bene Comune” deve essere il fine della società, così come il bene è il fine ultimo per il singolo; l’intera società è quindi chiamata ad adoperarsi, secondo le proprie capacità ad i propri mezzi. I singoli si devono impegnare (ad esempio difendendo la persona, la pace, l’ambiente...) e lo Stato deve garantire la coesione necessaria per favorire il raggiungimento di tali scopi, per armonizzare ed integrare gli interessi di settori diversi.
Il “Bene Comune” ha un significato universale, in relazione al fine ultimo, che è Dio.
IV. Destinazione universale dei beni
E’ uno dei diritti fondamentali dell’uomo: il mondo, in quanto creato da Dio, è un bene universale, un bene di cui devono godere tutti gli esseri umani. Lo Stato deve quindi avere come fine la destinazione universale dei beni di qualsiasi tipo (culturali, economici, materiali...). Politica ed economia dovrebbero essere impostate secondo questo criterio.
Questo non presuppone la collettivizzazione dei beni; la proprietà privata resta un diritto, un mezzo attraverso cui l’uomo può svilupparsi; però non deve ostacolare la destinazione universale. In tal caso non è più un diritto. Un esempio per attualizzare potrebbe essere quello dell’acqua: è giusto che poche multinazionali ne detengano il commercio e che ci siano intere popolazioni che invece ne sono private?
Il ruolo della politica dovrebbe essere quello di dare un criterio per favorire questo scopo; l’attuale problema è che mancano organismi sovranazionali che siano in grado di assumere questo ruolo di controllo.
Tale idea nasce dall’insegnamento stesso di Gesù, dalla sua attenzione verso i più poveri e deboli, in cui si è identificato. La povertà è insita nella condizione umana a seguito del peccato; può essere sconfitta solo nel momento in cui si riconosce nell’altro un fratello.
V. La Partecipazione
Il concetto di Partecipazione nella Dottrina Sociale della Chiesa non è diverso da quello laico. Essa è considerata un diritto ed un dovere, come è specificato anche nella Costituzione. La differenza è che in questo caso si vuole favorire ed arrivare alla costituzione di una comunità internazionale.
La Partecipazione è anche un’espressione del principio di sussidiarietà; da essa nasce il bisogno di impegnarsi nella vita sociale e civile della Stato.
E’ legata anche all’umanità della persona ed alla dimensione della crescita personale (cosa che invece non viene enfatizzata nella Costituzione).
VI. Il Principio di Solidarietà
Il principio è legato all’intrinseca socialità della persona umana ed all’attualissimo problema/risorsa delle interdipendenze tra uomini e popoli. Si fa riferimento, come anche nella Costituzione, al legame esistente con l’uguaglianza di tutti in dignità e diritti.
La solidarietà è vista innanzitutto come principio sociale ordinatore delle istituzioni in base alle quali dovrebbero ispirarsi leggi e regole di mercato. E’ anche una virtù morale,non un sentimento di compassione, e sociale, che spinge di impegnarsi per il bene comune. Esistono infatti stretti legami tra solidarietà, destinazione universale dei beni, pace ed uguaglianza.
Tale principio richiede che gli uomini abbiano la consapevolezza di avere un debito verso la società in cui sono inseriti: sono debitori di tutte le condizioni materiali ed immateriali che rendono vivibile l’esistenza umana e che la vicenda umana ha prodotto.
Da ultimo, la solidarietà discende dal messaggio di Gesù, che ha amato gli uomini fino a morire per loro.
VII. Valori Fondamentali della Vita Civile
Sono principi atti a garantire e favorire lo sviluppo autentico dell’uomo e del mondo: verità, libertà e giustizia.
- Verità:
La convivenza ordinata si basa sulla verità. E’ anche collegata alla dignità dell’uomo. Bisogna quindi favorire l’attività educativa e l’impegno affinchè la ricerca della verità sia sempre perseguita.
- Libertà:
E’ il segno dell’immagine divina e della dignità di ogni persona. L’uomo ha il dovere di rispettare la dignità altrui.
La libertà è legata alla realizzazione della propria vocazione, alla manifestazione delle proprie idee politiche, religiose, del proprio stile di vita ed è realizzata in pienezza se esercitata in vista del bene comune.
- Giustizia:
E’ intesa come Stato di Diritto, leggi, ma anche come giustizia sociale, legata al riconoscimento nell’altro di una persona umana; quest’ultimo concetto supera la visione di giustizia specificata nella Costituzione.
Ciò che è giusto non è determinato da una legge, ma prima di tutto dall’identità dell’essere umano; i valori si rifanno quindi ad un principio trascendente, che va al di là delle norme.
Scritto da Bianca il maggio 22 2007 21:42:45
II. Principio del Bene Comune
Per “Bene Comune” si intende una condizione della vita sociale che permette di raggiungere la perfezione; riguarda il benessere sia morale che materiale. Il “Bene Comune” deve essere il fine della società, così come il bene è il fine ultimo per il singolo; l’intera società è quindi chiamata ad adoperarsi, secondo le proprie capacità ad i propri mezzi. I singoli si devono impegnare (ad esempio difendendo la persona, la pace, l’ambiente...) e lo Stato deve garantire la coesione necessaria per favorire il raggiungimento di tali scopi, per armonizzare ed integrare gli interessi di settori diversi.
Il “Bene Comune” ha un significato universale, in relazione al fine ultimo, che è Dio.
IV. Destinazione universale dei beni
E’ uno dei diritti fondamentali dell’uomo: il mondo, in quanto creato da Dio, è un bene universale, un bene di cui devono godere tutti gli esseri umani. Lo Stato deve quindi avere come fine la destinazione universale dei beni di qualsiasi tipo (culturali, economici, materiali...). Politica ed economia dovrebbero essere impostate secondo questo criterio.
Questo non presuppone la collettivizzazione dei beni; la proprietà privata resta un diritto, un mezzo attraverso cui l’uomo può svilupparsi; però non deve ostacolare la destinazione universale. In tal caso non è più un diritto. Un esempio per attualizzare potrebbe essere quello dell’acqua: è giusto che poche multinazionali ne detengano il commercio e che ci siano intere popolazioni che invece ne sono private?
Il ruolo della politica dovrebbe essere quello di dare un criterio per favorire questo scopo; l’attuale problema è che mancano organismi sovranazionali che siano in grado di assumere questo ruolo di controllo.
Tale idea nasce dall’insegnamento stesso di Gesù, dalla sua attenzione verso i più poveri e deboli, in cui si è identificato. La povertà è insita nella condizione umana a seguito del peccato; può essere sconfitta solo nel momento in cui si riconosce nell’altro un fratello.
V. La Partecipazione
Il concetto di Partecipazione nella Dottrina Sociale della Chiesa non è diverso da quello laico. Essa è considerata un diritto ed un dovere, come è specificato anche nella Costituzione. La differenza è che in questo caso si vuole favorire ed arrivare alla costituzione di una comunità internazionale.
La Partecipazione è anche un’espressione del principio di sussidiarietà; da essa nasce il bisogno di impegnarsi nella vita sociale e civile della Stato.
E’ legata anche all’umanità della persona ed alla dimensione della crescita personale (cosa che invece non viene enfatizzata nella Costituzione).
VI. Il Principio di Solidarietà
Il principio è legato all’intrinseca socialità della persona umana ed all’attualissimo problema/risorsa delle interdipendenze tra uomini e popoli. Si fa riferimento, come anche nella Costituzione, al legame esistente con l’uguaglianza di tutti in dignità e diritti.
La solidarietà è vista innanzitutto come principio sociale ordinatore delle istituzioni in base alle quali dovrebbero ispirarsi leggi e regole di mercato. E’ anche una virtù morale,non un sentimento di compassione, e sociale, che spinge di impegnarsi per il bene comune. Esistono infatti stretti legami tra solidarietà, destinazione universale dei beni, pace ed uguaglianza.
Tale principio richiede che gli uomini abbiano la consapevolezza di avere un debito verso la società in cui sono inseriti: sono debitori di tutte le condizioni materiali ed immateriali che rendono vivibile l’esistenza umana e che la vicenda umana ha prodotto.
Da ultimo, la solidarietà discende dal messaggio di Gesù, che ha amato gli uomini fino a morire per loro.
VII. Valori Fondamentali della Vita Civile
Sono principi atti a garantire e favorire lo sviluppo autentico dell’uomo e del mondo: verità, libertà e giustizia.
- Verità:
La convivenza ordinata si basa sulla verità. E’ anche collegata alla dignità dell’uomo. Bisogna quindi favorire l’attività educativa e l’impegno affinchè la ricerca della verità sia sempre perseguita.
- Libertà:
E’ il segno dell’immagine divina e della dignità di ogni persona. L’uomo ha il dovere di rispettare la dignità altrui.
La libertà è legata alla realizzazione della propria vocazione, alla manifestazione delle proprie idee politiche, religiose, del proprio stile di vita ed è realizzata in pienezza se esercitata in vista del bene comune.
- Giustizia:
E’ intesa come Stato di Diritto, leggi, ma anche come giustizia sociale, legata al riconoscimento nell’altro di una persona umana; quest’ultimo concetto supera la visione di giustizia specificata nella Costituzione.
Ciò che è giusto non è determinato da una legge, ma prima di tutto dall’identità dell’essere umano; i valori si rifanno quindi ad un principio trascendente, che va al di là delle norme.
Scritto da Bianca il maggio 22 2007 21:42:45