Il nostro primo incontro ufficiale si è svolto all’insegna della delucidazione di alcuni termini fondamentali del dizionario politico, allo scopo di fornirci i primi rudimenti concettuali per affrontare l’argomento di quest’anno fucino…
Ha esordito Alessandro esponendo il significato del termine POLITICA, innanzitutto nella sua accezione antica (aristotelica) di “riflessione sul governo della città”, poi in quella moderna e attuale di “insieme di attività che hanno come riferimento la polis, cioè lo stato”.
Il potere politico, a differenza di quello economico e ideologico, si fonda sul possesso degli strumenti attraverso cui si esercita la forza fisica coattiva ed ha tre caratteristiche: è esclusivo, universale (decide sulla collettività) e inclusivo. Uno stato,dunque, esercita la sua sovranità quando si pone come unica autorità e detiene il controllo e il potere di far rispettare le sue decisioni attraverso la forza fisica; il concetto diventa labile quando ci si sposta dal piano nazionale a quello della politica internazionale, nella quale mancano organismi che esercitino un tale tipo di potere.
In base all’ingerenza del potere politico sugli altri, si vengono a delineare due tipi di Stati: quello Totalitario (il potere politico monopolizza quelli ideologico e religioso) e quello Liberale (libertà di idee, di credo, libertà in economia).
Infine la politica marca il suo territorio al confine con quello della morale, nello spazio comune dell’etica. La politica, però, a differenza della morale, non riguarda l’agire del singolo, bensì il raggiungimento di fini che interessano la collettività, anche con mezzi non necessariamente morali.
Ha poi proseguito l’incontro Samuele, parlando invece del POTERE e definendolo come “la possibilità di qualcosa o qualcuno a produrre effetti” o, in senso più ristretto, “la capacità dell’uomo/di un gruppo di determinare la condotta dell’uomo/di un altro gruppo”.
Il potere può essere di due tipi:attuale e potenziale. Il potere attuale è una relazione in atto fra comportamenti (A agisce con un comportamento a per provocare in B un comportamento b) ed è associabile all’intenzione ( se il comportamento è provocato intenzionalmente o fuori dalle intenzioni), all’interesse (un comportamento finisce per essere influente, come accade nel rapporto imitativo con i genitori), alla volontarietà (in base alla libertà e alla volontarietà di chi attua un comportamento sottoposto a potere, quest’ultimo può rivelarsi violento, coercitivo o manipolatorio), alla causazione (secondo una causalità generalmente di tipo sufficiente) e infine alla reciprocità (è il caso dei negoziati e dei compromessi).
Il potere potenziale invece sta nella capacità (potenziale appunto) di determinare comportamenti altrui, avendo a disposizione delle risorse, ma soprattutto delle attitudini (capacità di sfruttare i mezzi).
Terzo ed ultimo termine, esposto da don Marco, è stato il DIRITTO. Se nella sua accezione classica esso coincideva con “ciò che è giusto” in senso ampio, in ambito moderno invece viene a coincidere sempre più con l’ordinamento normativo, con lo strumento attraverso il quale le forze politiche detengono ed esercitano il potere, con l’insieme delle leggi, delle consuetudini, dei pronunciamenti giuridici e delle norme secondarie. In epoca contemporanea, poi, il “diritto” subisce una traslitterazione sul piano dell’individuo, divenendo così una “pretesa” connaturata e inalienabile dal soggetto di essere garantito di alcune libertà e bisogni fondamentali, e facendo nascere un obbligo ( diritto implica dovere ) in capo al soggetto altro e al potere politico (il quale peraltro può solo riconoscere, e non creare, attraverso la legge questo/i diritto/i). Da qui la nozione di “diritti umani”e di “diritti fondamentali”, e la discussione tra Giusnaturalismo e Giuspositivismo.
Scritto da nicolo il novembre 14 2008 18:12:08
Ha esordito Alessandro esponendo il significato del termine POLITICA, innanzitutto nella sua accezione antica (aristotelica) di “riflessione sul governo della città”, poi in quella moderna e attuale di “insieme di attività che hanno come riferimento la polis, cioè lo stato”.
Il potere politico, a differenza di quello economico e ideologico, si fonda sul possesso degli strumenti attraverso cui si esercita la forza fisica coattiva ed ha tre caratteristiche: è esclusivo, universale (decide sulla collettività) e inclusivo. Uno stato,dunque, esercita la sua sovranità quando si pone come unica autorità e detiene il controllo e il potere di far rispettare le sue decisioni attraverso la forza fisica; il concetto diventa labile quando ci si sposta dal piano nazionale a quello della politica internazionale, nella quale mancano organismi che esercitino un tale tipo di potere.
In base all’ingerenza del potere politico sugli altri, si vengono a delineare due tipi di Stati: quello Totalitario (il potere politico monopolizza quelli ideologico e religioso) e quello Liberale (libertà di idee, di credo, libertà in economia).
Infine la politica marca il suo territorio al confine con quello della morale, nello spazio comune dell’etica. La politica, però, a differenza della morale, non riguarda l’agire del singolo, bensì il raggiungimento di fini che interessano la collettività, anche con mezzi non necessariamente morali.
Ha poi proseguito l’incontro Samuele, parlando invece del POTERE e definendolo come “la possibilità di qualcosa o qualcuno a produrre effetti” o, in senso più ristretto, “la capacità dell’uomo/di un gruppo di determinare la condotta dell’uomo/di un altro gruppo”.
Il potere può essere di due tipi:attuale e potenziale. Il potere attuale è una relazione in atto fra comportamenti (A agisce con un comportamento a per provocare in B un comportamento b) ed è associabile all’intenzione ( se il comportamento è provocato intenzionalmente o fuori dalle intenzioni), all’interesse (un comportamento finisce per essere influente, come accade nel rapporto imitativo con i genitori), alla volontarietà (in base alla libertà e alla volontarietà di chi attua un comportamento sottoposto a potere, quest’ultimo può rivelarsi violento, coercitivo o manipolatorio), alla causazione (secondo una causalità generalmente di tipo sufficiente) e infine alla reciprocità (è il caso dei negoziati e dei compromessi).
Il potere potenziale invece sta nella capacità (potenziale appunto) di determinare comportamenti altrui, avendo a disposizione delle risorse, ma soprattutto delle attitudini (capacità di sfruttare i mezzi).
Terzo ed ultimo termine, esposto da don Marco, è stato il DIRITTO. Se nella sua accezione classica esso coincideva con “ciò che è giusto” in senso ampio, in ambito moderno invece viene a coincidere sempre più con l’ordinamento normativo, con lo strumento attraverso il quale le forze politiche detengono ed esercitano il potere, con l’insieme delle leggi, delle consuetudini, dei pronunciamenti giuridici e delle norme secondarie. In epoca contemporanea, poi, il “diritto” subisce una traslitterazione sul piano dell’individuo, divenendo così una “pretesa” connaturata e inalienabile dal soggetto di essere garantito di alcune libertà e bisogni fondamentali, e facendo nascere un obbligo ( diritto implica dovere ) in capo al soggetto altro e al potere politico (il quale peraltro può solo riconoscere, e non creare, attraverso la legge questo/i diritto/i). Da qui la nozione di “diritti umani”e di “diritti fondamentali”, e la discussione tra Giusnaturalismo e Giuspositivismo.
Scritto da nicolo il novembre 14 2008 18:12:08