Preghiera:
O Dio di giustizia,
in questo mondo ci sono luoghi che sovrabbondano di ogni bene,
ed altri dove manca il necessario, e sono molti gli affamati e i malati.
O Dio di pace,
ci sono molti in questo mondo che traggono profitto dalla violenza e dalla guerra,
e altri che a causa della guerra e della violenza sono costretti a lasciare le loro case, esuli.
O Dio di compassione,
aiutaci a comprendere che non possiamo vivere solo per ricchezza,
ma che possiamo vivere per la parola di Dio;
aiutaci a comprendere che non possiamo ottenere l'autentica vita e la vera prosperità,
eccetto che nell'amore per Dio e nell'obbedienza ai suoi insegnamenti.
Ti preghiamo nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.
[Tratto da "Settimana di Preghiera per l'unità dei Cristiani 2009", Paoline Editoriale Libri, p.29]
Ecco il riassunto dello scorso incontro. Ringraziamo Riccardo, segretario del gruppo, per averlo realizzato.
Mercoledì 21 ottobre è venuto a parlare a riunione il dottor Lavorato, presidente d’APS holding e membro dell’UCID (Unione Cristiana e Italiana dei Dirigenti) a darci un quadro generale dell’attuale crisi finanziaria e delle sue premesse.
1989-2001
L’anno chiave rimane il 1989 allorché il crollo dell’impero sovietico aveva creato una forte situazione d’instabilità politica a livello complessivo e la disponibilità sul mercato internazionale di praticamente tutto l’arsenale nucleare sovietico. Per avere un rigido controllo sulla circolazione di queste armi così pericolose, gli Stati Uniti decisero di favorire la crescita economica soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Iniziò così una fortissima tendenza da parte della Federal Riserve ( la Banca Centrale Americana) ad applicare una politica monetaria espansiva per favorire la propensione marginale al consumo e l’importazione dei prodotti dei Paesi emergenti. Lo scopo principale del sostegno a tali Paesi era evitare che comprassero le armi nucleari sovietiche. . In sostanza, quasi tutte le economie occidentali s’indebitarono per favorire la crescita economica dei Paesi emergenti.
Questo fenomeno della globalizzazione, che si manifestò in maniera molto forte tra gli anni Novanta e l’inizio del Duemila, portò nei Paesi più sviluppati ad una forte contrazione del commercio di prodotti industriali a favore di un aumento della domanda di servizi.
All’ inizio del Duemila, gli USA si resero conto che era necessario recuperare tutte le risorse monetarie spese per favorire lo sviluppo economico dei Paesi emergenti e risollevare la propria finanza pubblica, riducendo almeno in parte l’enorme deficit creatosi nei bilanci pubblici a causa di una fortissima politica monetaria espansiva. Decisero quindi di emettere dei titoli di debito (l’equivalente dei nostri Buoni Ordinari del Tesoro) da vendere sul mercato e far sottoscrivere a cittadini appartenenti ad altri Paesi stranieri ; in tal mondo il ricavo derivante dalla vendita dei Titoli avrebbe in parte coperto le spese sostenuto per finanziare i Paesi Emergenti.
Questa situazione creò un forte legame d’interdipendenza fra gli Stati Uniti – capifila di tale progetto di finanziamenti- e i Paesi emergenti, soprattutto Cina e Giappone; si calcola infatti che il debito americano sia detenuto per un terzo dai Cinesi, l’altro terzo dai Giapponesi e il restante da cittadini americani. In tal modo da un lato gli Stati Uniti sono sicuri che Cina e Giappone , per evitare una svalutazione di tali titoli di credito ed avere una risi finanziaria in casa, avranno tutto l’interesse a mantenere a galla l’economia americana ; dall’altro questi Paesi asiatici potranno vendere i loro manufatti negli USA ed allargare così la propria quota di mercato.
2001-2009
A complicare ulteriormente la situazione intervenne l’attentato delle Torri Gemelle, che pose in seri dubbi la vulnerabilità degli USA e spinse l’amministrazione americana ad investire moltissimi fondi pubblici nell’industria degli armamenti per combattere il terrorismo. Per risolvere il problema del reperire i fondi, nacque questa forte innovazione finanziaria, tuttavia non sostenuta dall’economia reale. Per capire meglio, bisogna prima spiegare come funziona il mutuo americano; la famiglia che lo contrae, è destinata a pagare per i primi due-tre anni solo la quota interessi e dopo la quota capitale a pagamenti rateali.
La fortissima riduzione dei tassi d’interesse negli anni Novanta aveva provocato nel mercato interno una forte disponibilità di fondi con un conseguente aumento della propensione domestica al consumo ed all’indebitamento interno da parte della famiglia media americana. In quanto tali risorse monetarie dovevano trovare sicuramente un impiego, le banche americane concedevano così dei mutui senza controllare l’indice di solvibilità di tali famiglie. Tale mancanza di lungimiranza da parte degli istituti di credito e dei consumatori americani era dovuta alla convinzione che tale boom del credito sarebbe durato ancora per molti anni, permettendo così anche a chi aveva scarsa affidabilità di pagare tutto il mutuo. Nel 2002 venne l’autorizzazione a pacchettizzare questi mutui ( Assett Back Securities), immetterli in un titoli finanziari ( Collaterized Debt Obbligations) per poi venderli sul mercato ai risparmiatori. Le banche a loro volta dovevano stipulare un’assicurazione per poi certificare ai mercati la validità e la solvibilità di questi titoli.
Quando nel 2004 il direttore della FED, Greenspan inaugurò un ‘era di una politica monetaria restrittiva, con conseguente aumento dei tassi d’interesse, tutte quelle famiglie con un basso grado di solvibilità non poterono pagare più la casa e il mutuo. In questo modo scricchiolava tutta quella catena di Sant’Antonio; le famiglie non potevano più onorare il loro impegno con gli istituiti di credito, questi si ritrovarono senza liquidità e a loro volta non poterono pagare le assicurazioni.
Con la mancanza di liquidità , venne a cadere la fiducia nel sistema, in quanto la rapida circolazione di questi titoli “tossici” aveva creato il panico nei mercati finanziari.
Per chi non s’intende d’economia
Scritto da Francesco il ottobre 26 2009 17:08:46
O Dio di giustizia,
in questo mondo ci sono luoghi che sovrabbondano di ogni bene,
ed altri dove manca il necessario, e sono molti gli affamati e i malati.
O Dio di pace,
ci sono molti in questo mondo che traggono profitto dalla violenza e dalla guerra,
e altri che a causa della guerra e della violenza sono costretti a lasciare le loro case, esuli.
O Dio di compassione,
aiutaci a comprendere che non possiamo vivere solo per ricchezza,
ma che possiamo vivere per la parola di Dio;
aiutaci a comprendere che non possiamo ottenere l'autentica vita e la vera prosperità,
eccetto che nell'amore per Dio e nell'obbedienza ai suoi insegnamenti.
Ti preghiamo nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.
[Tratto da "Settimana di Preghiera per l'unità dei Cristiani 2009", Paoline Editoriale Libri, p.29]
Ecco il riassunto dello scorso incontro. Ringraziamo Riccardo, segretario del gruppo, per averlo realizzato.
Mercoledì 21 ottobre è venuto a parlare a riunione il dottor Lavorato, presidente d’APS holding e membro dell’UCID (Unione Cristiana e Italiana dei Dirigenti) a darci un quadro generale dell’attuale crisi finanziaria e delle sue premesse.
1989-2001
L’anno chiave rimane il 1989 allorché il crollo dell’impero sovietico aveva creato una forte situazione d’instabilità politica a livello complessivo e la disponibilità sul mercato internazionale di praticamente tutto l’arsenale nucleare sovietico. Per avere un rigido controllo sulla circolazione di queste armi così pericolose, gli Stati Uniti decisero di favorire la crescita economica soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Iniziò così una fortissima tendenza da parte della Federal Riserve ( la Banca Centrale Americana) ad applicare una politica monetaria espansiva per favorire la propensione marginale al consumo e l’importazione dei prodotti dei Paesi emergenti. Lo scopo principale del sostegno a tali Paesi era evitare che comprassero le armi nucleari sovietiche. . In sostanza, quasi tutte le economie occidentali s’indebitarono per favorire la crescita economica dei Paesi emergenti.
Questo fenomeno della globalizzazione, che si manifestò in maniera molto forte tra gli anni Novanta e l’inizio del Duemila, portò nei Paesi più sviluppati ad una forte contrazione del commercio di prodotti industriali a favore di un aumento della domanda di servizi.
All’ inizio del Duemila, gli USA si resero conto che era necessario recuperare tutte le risorse monetarie spese per favorire lo sviluppo economico dei Paesi emergenti e risollevare la propria finanza pubblica, riducendo almeno in parte l’enorme deficit creatosi nei bilanci pubblici a causa di una fortissima politica monetaria espansiva. Decisero quindi di emettere dei titoli di debito (l’equivalente dei nostri Buoni Ordinari del Tesoro) da vendere sul mercato e far sottoscrivere a cittadini appartenenti ad altri Paesi stranieri ; in tal mondo il ricavo derivante dalla vendita dei Titoli avrebbe in parte coperto le spese sostenuto per finanziare i Paesi Emergenti.
Questa situazione creò un forte legame d’interdipendenza fra gli Stati Uniti – capifila di tale progetto di finanziamenti- e i Paesi emergenti, soprattutto Cina e Giappone; si calcola infatti che il debito americano sia detenuto per un terzo dai Cinesi, l’altro terzo dai Giapponesi e il restante da cittadini americani. In tal modo da un lato gli Stati Uniti sono sicuri che Cina e Giappone , per evitare una svalutazione di tali titoli di credito ed avere una risi finanziaria in casa, avranno tutto l’interesse a mantenere a galla l’economia americana ; dall’altro questi Paesi asiatici potranno vendere i loro manufatti negli USA ed allargare così la propria quota di mercato.
2001-2009
A complicare ulteriormente la situazione intervenne l’attentato delle Torri Gemelle, che pose in seri dubbi la vulnerabilità degli USA e spinse l’amministrazione americana ad investire moltissimi fondi pubblici nell’industria degli armamenti per combattere il terrorismo. Per risolvere il problema del reperire i fondi, nacque questa forte innovazione finanziaria, tuttavia non sostenuta dall’economia reale. Per capire meglio, bisogna prima spiegare come funziona il mutuo americano; la famiglia che lo contrae, è destinata a pagare per i primi due-tre anni solo la quota interessi e dopo la quota capitale a pagamenti rateali.
La fortissima riduzione dei tassi d’interesse negli anni Novanta aveva provocato nel mercato interno una forte disponibilità di fondi con un conseguente aumento della propensione domestica al consumo ed all’indebitamento interno da parte della famiglia media americana. In quanto tali risorse monetarie dovevano trovare sicuramente un impiego, le banche americane concedevano così dei mutui senza controllare l’indice di solvibilità di tali famiglie. Tale mancanza di lungimiranza da parte degli istituti di credito e dei consumatori americani era dovuta alla convinzione che tale boom del credito sarebbe durato ancora per molti anni, permettendo così anche a chi aveva scarsa affidabilità di pagare tutto il mutuo. Nel 2002 venne l’autorizzazione a pacchettizzare questi mutui ( Assett Back Securities), immetterli in un titoli finanziari ( Collaterized Debt Obbligations) per poi venderli sul mercato ai risparmiatori. Le banche a loro volta dovevano stipulare un’assicurazione per poi certificare ai mercati la validità e la solvibilità di questi titoli.
Quando nel 2004 il direttore della FED, Greenspan inaugurò un ‘era di una politica monetaria restrittiva, con conseguente aumento dei tassi d’interesse, tutte quelle famiglie con un basso grado di solvibilità non poterono pagare più la casa e il mutuo. In questo modo scricchiolava tutta quella catena di Sant’Antonio; le famiglie non potevano più onorare il loro impegno con gli istituiti di credito, questi si ritrovarono senza liquidità e a loro volta non poterono pagare le assicurazioni.
Con la mancanza di liquidità , venne a cadere la fiducia nel sistema, in quanto la rapida circolazione di questi titoli “tossici” aveva creato il panico nei mercati finanziari.
Per chi non s’intende d’economia
- Tassi d’interesse rappresentano il costo del denaro. Con una politica monetaria espansiva aumenta l’offerta del denaro e quindi il suo costo diminuisce, viceversa con una politica restrittiva.
- Il deficit e il surplus rappresentano grandezze flusso. Alla fine di ogni anno lo Stato analizza quello che ha guadagnato attraverso le imposte o dazi doganali (entrate) e quanto ha speso (uscite). Qualora le prime siano superiori alle seconde si parlerà di surplus, nel caso contrario (uscite> entrate) si tratterà di deficit.
- La somma dei surplus e dei deficit dà come risultato il debito pubblico.
Scritto da Francesco il ottobre 26 2009 17:08:46